Il programma vola negli ascolti e quell'ora e mezza va un po' stretta
C’è una certezza. La nuova formula di "Amici 10" piace e parecchio. La puntata di sabato ha fatto registrare 3.655.000 telespettaori con uno share del 24,04% pur essendo durata meno del previsto e cioè quell’ora e mezza che la direzione di Canale 5 ha preventivato.
I bloggers appassionati e spesso ipercritici sull’andamento della passata edizione che ha avuto la pecca di evidenziare sin dalla prima puntata chi sarebbe arrivato in finale, quest’anno sono entusiasti. Addirittura la trasmissione, "solo" alla seconda puntata, vede i fans schierati su un fronte comune che riguarda la durata del programma. «Troppo corta», dicono alcuni; «Non è giusto che si lasci così tanto spazio a “Verissimo” della Toffanin», urlano altri. Insomma, le levate di scudi ci sono e sono tante in favore di un format che ha dieci anni ma non li dimostra.
L’idea, partorita durante la canicola estiva, di realizzare una decima edizione fatta così come la state vedendo, sta portando i suoi frutti e siamo solo all’inizio. Dal canto mio, l’essere parte di una commissione esterna formata da colleghi con i quali mi trovo a passare buona parte del tempo durante i viaggi all’estero o le conferenze stampa nazionali, è motivo di grande serenità. Il nostro confrontarci sui temi del programma, gli allievi, le canzoni da far interpretare ai ragazzi permette di trasformare il nostro lavoro. Non solo giudici giudicanti ma player propositivi rispetto al core-business del programma. Ora, che si possa o meno essere d’accordo sulle scelte è opinabile e per questo inattaccabile.
Soprattutto inutile fossilizzarsi su un ragazzo o una ragazza quando questa o questo sono stati scartati da una “Commissione Esterna” formata come sapete (e se non lo sapete ve lo scrivo qui) da noi giornalisti, cinque discografici e Peppe Vessicchio (Maestro e direttore d’orchestra fra i più importanti e preparati del nostro Paese).
Nella puntata di lunedì pomeriggio, dove si è assistito a un siparietto fra Rudy Zerbi e Luca Jurman che ognuno è libero di commentare come vuole, ho preso la parola cercando di stressare il concetto appena espresso. Gli inglesi e ancor prima gli americani, che i “talent” li hanno inventati, ci insegnano tutti i giorni esattamente questo: le chiacchiere possono essere tante e varie (un peccato mortale se non ci fossero) ma alla fine, come si dice dalle nostre parti, “stanno a zero”. Ancora, per usare un modo di dire romanesco: “a chi tocca nun se ngrugna”.
I RAGAZZI
Fra tutti i titolari che si sono esibiti solo Stefan Poole Di Maria non ha raggiunto la sufficienza piena cantando un suo inedito intitolato “Baggage”. Ora, dal canto mio il ragazzo assomiglia un po’ troppo a Jamie Cullum e questa “non personalità” non depone certo a suo favore. Da sempre infatti sono convinto che per eccellere e farsi notare nel mondo dell sette note sia fondamentale l’essere riconoscibili. Qualcuno obietterà che di questi tempi sia difficile non ricordare o anche vagamente assomigliare a qualcuno: non sono d’accordo. Pensate a Amy Winehouse, la nostra Malika Ayane o a decine di altre interpreti che si sono fatte largo negli ultimi anni. Tutte e tutti coloro che ce l’hanno fatta (Tiziano Ferro su tutti) avevano e hanno un denominatore comune: l’unicità. Riflettete giovani virgulti con la passione per il canto, riflettete.
Quello che è certo che questa nuova formula è ideata per rendere il programma più professionale possibile, quello che è ancora più certo è che così Amici si spersonalizza, ed è un po' triste per una come me che Amici lo guarda dalla prima edizione e che lo amava per com'era 
